21 gennaio 2022
Vi ricordate lo spettacolare intervento realizzato per eliminare il Carpobrotus dalle falesie di Santo Stefano e Ventotene? L’eradicazione di questa pianta aliena invasiva originaria del Sudafrica, diffusa nel secolo scorso perché ornamentale, fu un bell’esempio di collaborazione tra i ricercatori della Sapienza, Università di Roma, gli esperti di Nemo srl, il personale della Riserva e, ciliegina sulla torta, l’intervento in parete della Geosolution Garfagnana srl (qui trovate alcune immagini significative).
Qualche settimana fa siamo tornati sulle isole per monitorare i risultati di quell’azione. Ebbene, possiamo essere molto soddisfatti. Partiamo da Ventotene. I rilevatori hanno riscontrato pochissimi casi di piante ricresciute da residui di radici rimasti nel terreno. Purtroppo, alcune aree alla base delle falesie non sono attualmente visitabili a causa di pericolo di crolli. Passiamo a Santo Stefano. Anche qui sono pochissime le piantine di Carpobrotus ricresciute dove precedentemente furono estirpate. Chiaramente sono state nuovamente estirpate. È stata ispezionata tutta l'alta e media scogliera dove in origine si concentrava tutto il Carpobrotus con una copertura quasi sempre al 100%, mentre non è stato possibile scendere fino alla base perché giudicato dagli addetti troppo pericoloso per caduta massi dall'alto. Anche se teoricamente è possibile che qualche pianta estirpata e finita giù alla base sia poi sopravvissuta e abbia poi radicato, gli operatori scesi a mezza parete però non ne hanno osservato nessuna. Nelle aree liberate dal Carpobrotus, la colonizzazione da parte della flora autoctona è già in atto e sarà sicuramente oggetto di monitoraggi futuri. Per adesso godiamoci questo ottimo risultato.